Scelta del partner e relazioni disfunzionali

Scelta del partner e relazioni disfunzionali

Il cervello fin dai primi momenti della nostra vita crea generalizzazioni di esperienze relazionali nella forma di modelli mentali che entrano a far parte della memoria procedurale implicita. Questi modelli contengono le caratteristiche e le aspettative riguardo allo svolgersi delle relazioni interpersonali.

Modelli operativi interni

Bowlby ha proposto l’ipotesi che i modelli operativi interni si costruiscano nel primo anno di vita come risultato delle concrete relazioni di attaccamento con coloro che accudiscono. I modelli consistono in memorie implicite delle esperienze del bambino negli episodi di interazione che creano aspettative utili a organizzare il comportamento di ricerca di vicinanza protettiva. Questi modelli possono essere confermati da esperienza successive di interazione interpersonale oppure possono essere modificati da ripetuti episodi relazionali con caratteristiche diverse da quelle originarie.

Stili di attaccamento

L’attaccamento è la tendenza innata del bambino a ricercare cure, conforto e protezione da parte di una figura di riferimento.

Nei suoi esperimenti Ainsworth e altri hanno individuato diversi pattern di attaccamento conseguenti a specifici comportamenti di coloro che accudiscono.

Attaccamento Sicuro: La figura di accudimento appare disponibile, la rappresentazione di sé è di essere degno d’amore e che le proprie richieste di accudimento hanno valore e significato, l’aspettativa è quella di essere efficace nelle proprie richieste e di ricevere cura e attenzione da parte della figura di accudimento.

Attaccamento insicuro Evitante: vi è una rappresentazione della figura di accudimento come indisponibile alle proprie richieste d’aiuto e conforto, distante, ostile, rifiutante cui corrisponde un’immagine di sé come non degno di attenzione e di cure e la convinzione di non essere efficace nel richiamare l’attenzione del care-giver con il risultato di mantenersi a distanza nonostante il desiderio di avvicinamento. I modelli operativi interni inconsapevoli spingono il bambino a inibire le proprie richieste di attaccamento nonostante vi sia attivazione emotiva. La relazione è faticosa, opprimente o negativa, l’altro è lontano. Le madri dei bambini evitanti vivono con difficoltà i segnali di bisogno di prossimità e protezione del bambino.

Attaccamento Insicuro Ambivalente: qui si ipotizza che i modelli operativi siano più complessi, vi sono memorie in cui la figura di accudimento risponde prontamente e memorie in cui non vi è accudimento, non vi sarebbe una regola precisa che determini uno o l’altro comportamento del care-giver dal momento che esso agisce sulla spinta delle proprie attivazioni e non in conseguenza delle richieste di vicinanza del bambino. Si creerebbero così due modelli opposti di interazione con il care-giver. La figura di accudimento è vista come oggetto da controllare in cui si crea una relazione di ansioso controllo reciproco. Il pattern di attaccamento insicuro ansioso è caratterizzato da un accudimento iperprotettivo ansioso, la figura di accudimento trasmette l’idea che il mondo sia un luogo minaccioso con persone pericolose e imprevedibili e che solo vicino alla madre il bambino possa essere sicuro e protetto. Per le madri di bambini con attaccamento ambivalente sono i bisogni di separazione e esplorazione ad essere vissuti con problematicità e intensità.

Attaccamento Disorganizzato: si tratta di modelli operativi interni multipli, frammentari e incoerenti. Il bambino con attaccamento disorganizzato in realtà non riceve rifiuti espliciti o non è soggetto a una reale indisponibilità ma tende a percepire l’accudente come fonte di paura o se stesso come minaccioso. La relazione in questo caso da luogo a un’esperienza contraddittoria e paradossale che costruisce nella mente del bambino un’immagine di sé e dell’altro multipla e frammentata, i modelli sono multipli, caotici e inconciliabili e portano a comportamenti dissociati, caratterizzati da un uso caotico dello sguardo, da momenti di immobilizzazione e blocco del comportamento, l’accudente è visto come fonte e come difesa dalla minaccia. Si susseguono rapidamente emozioni tra loro inconciliabili e a volte opposte di paura, desiderio di vicinanza e conforto, collera, tenerezza protettiva, colpa, tristezza e vergogna. L’atteggiamento incoerente della figura di accudimento è spesso connesso al fatto che questa è sommersa da frammenti di ricordi traumatici irrisolti durante l’accudimento. La madre mostra un evidente senso di impotenza nell’accudimento.

Attaccamento ed età adulta

I modelli operativi costruiti nei primi anni di vita sono alla base di ulteriori esperienze relazionali interne alla famiglia e in situazioni in cui non è attivo il sistema dell’attaccamento.
Diversi studi (Cassidy, Shaver) dimostrano che le strutture rappresentative di sé e dell’altro dei modelli operativi interni vengono trasmesse da una generazione all’altra attraverso l’esperienza relazionale.

Una delle tendenze della nostra mente è quella di cercare coerenza e prevedibilità, in questo modo si spiegano relazioni interpersonali incentrate su sofferenza e disagio negli adulti che nell’infanzia hanno vissuto esperienze relazionali disfunzionali. Nella mente di queste persone i modelli operativi interni impliciti (inconsapevoli) prevedono situazioni in cui è presente indisponibilità, svalutazione, mancanza di sintonia emotiva e a volte aggressività e violenza. In queste situazioni la persona per quanto sofferente si trova a suo agio perché si muove in un mondo conosciuto, prevedibile e coerente con le proprie memorie relazionali.

In conseguenza della costruzione in memoria di questi pattern l’adulto avrà la tendenza a mettersi in relazione con altri che hanno caratteristiche simili ai care-giver e ad avere aspettative analoghe a quelle caratteristiche dell’infanzia a meno che non intervengano esperienze correttive e significative con altri individui di riferimento.

Lo stato di attaccamento dell’adulto può essere classificato come:
Autonomo, libero, consolidato da esperienze di attaccamento sicuro.
Distanziante, consolidato da esperienze di attaccamento evitante.
Preoccupato o invischiato, consolidato da esperienze di attaccamento ambivalente.
Irrisolto, consolidato da esperienze di attaccamento disorganizzato.

L’adulto autonomo con esperienze di attaccamento sicuro secondo queste ipotesi tenderà a scegliere partner con uno stile simile, in cui non si sentirà frustrato nelle sue richieste di sicurezza e fiducia reciproca, si tratta di rapporti caratterizzati da una relativa autonomia in cui i partner si sentono a proprio agio e indipendenti, la persona con questo stile di attaccamento non teme l’abbandono e non ha paura dell’intimità. I partner sono in grado di condividere i loro stati interni in modo relativamente non conflittuale.

L’adulto distanziante sembra avere difficoltà a instaurare relazioni stabili, tende a scegliere partner che inseguono ma che mostrano svalutazione della persona come indegna d’amore, la persona sottovaluta il suo bisogno di sicurezza e di conforto. Tendono a non mostrare gelosia e a mettere inconsapevolmente una maschera al proprio mondo emotivo avendo difficoltà ad instaurare una relazione autentica e intima.

L’adulto preoccupato sembra tendere a mantenere una relazione conflittuale con la famiglia d’origine e a instaurare rapporti inizialmente idealizzanti in cui però non riesce mai a capire se l’altro lo ama oppure no. Si ipotizza che ci sia un forte bisogno di fusione con mancanza di autonomia reciproca e forte controllo emotivo e comportamentale con continue richieste di attenzione. La persona sceglierebbe partner inaffidabili che confermano le proprie aspettative, c’è forte ansia da separazione, rabbia e pensieri ossessivi. Potrebbero essere presenti forte preoccupazione sull’andamento del rapporto e utilizzo del senso di colpa in una relazione conflittuale in cui si può manifestare aggressività verbale e fisica. Chi ha questo tipo di attaccamento sembra più predisposto a organizzare le proprie relazioni in termini di dipendenza affettiva fondata sulla fantasia salvifica che i due partner saranno al riparo da traumi e angosce compromettendo qualsiasi forma di individuazione e autonomia.

L’adulto irrisolto mancando coerenza e unitarietà nell’immagine di sé stesso e dell’altro si pensa tenda ad avere relazioni improntate sul controllo dell’altro o in termini di dominio o in modo caratterizzato da sollecito accudimento nel tentativo di trovare coerenza e prevedibilità nell’esperienza intersoggettiva. La tendenza sarò comunque quella di scegliere partner simili alle figure di accudimento che lo faranno sentire in modo analogo a come si percepiva con esse ricevendo un’immagine di sé e dell’altro multipla e frammentata. Le scarse capacità metacognitive (conoscenza del proprio funzionamento mentale) della persona, conseguenti all’esperienza disorganizzante dell’attaccamento, tendono a portarlo a condividere i propri stati interni in modo caotico e conflittuale. Si ipotizza che le relazioni possano organizzarsi intorno alla triade salvatore/vittima/persecutore.

Come capire se stiamo vivendo una relazione disfunzionale?

  • La comunicazione è altamente conflittuale, c’è aggressività verbale e/o fisica
  • Tendo a rinunciare ai miei bisogni per soddisfare quelli del partner
  • Sono morbosamente geloso/a e tendo a controllare i comportamenti del partner
  • E’ il mio partner a definire chi sono
  • Il mio partner richiede di rinunciare alle mie relazioni esterne ed è molto geloso/a anche se non c’è una ragione apparente
  • Il mio partner non mi ascolta mai
  • Il mio partner vuole controllare i miei comportamenti
  • Ho bisogno di continue rassicurazioni riguardo all’amore del mio partner
  • Il mio partner mi tratta male per colpa mia
  • Piuttosto che stare solo/a preferisco stare in una relazione che mi fa soffrire
  • Non ho scopi e obiettivi personali al di fuori della mia relazione di coppia
  • Sono sempre in dubbio se continuare a rimanere in relazione o lasciare il mio partner

Psicoterapia

Le ipotesi precedenti non andrebbero lette in termini lineari di causa-effetto ma in modo probabilistico senza dimenticare che nel corso della vita sono possibili esperienze riparatorie dei legami di attaccamento disfunzionale.

Un percorso di psicoterapia può consentire di diventare almeno in parte consapevoli dei propri modelli operativi interni sviluppati nell’infanzia e di conoscere più a fondo la propria modalità di mettersi in relazione, superando così la tendenza a scegliere partner che generano sofferenza o per diventare maggiormente consci dell’immagine di sè, dell’altro e delle proprie aspettative nei rapporti attuali. Una terapia di coppia può essere d’aiuto nel rendere esplicito il funzionamento della coppia.

Se pensi di aver bisogno di un consulto psicologico e di iniziare una psicoterapia online, puoi fissare un appuntamento scrivendo a info@marinaugolini.it

Dr. Marina Ugolini

Bibliografia
La dimensione interpersonale della coscienza – Giovanni Liotti
La dipendenza affettiva – Cesare Guerreschi
Mente darwiniana e addiction – Stefano Iacone e Ludovico Verde
Psicoterapia cognitiva dell’età evolutiva – Furio Lambruschi